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Napoli: Traghetto “Isola di Procida” Urta Contro Banchina al Molo Beverello, 29 Feriti

Un incidente sconcertante ha scosso Napoli al Molo Beverello, dove il traghetto veloce “Isola di Procida” ha urtato violentemente la banchina durante le operazioni di ormeggio. L’evento è avvenuto mentre la città ospitava il G7 dei ministri degli Esteri, proveniente da Capri. Il traghetto trasportava diverse centinaia di passeggeri, tra cui molti stranieri, quando l’incidente ha ferito una trentina di persone, fortunatamente nessuna in condizioni critiche, tutte classificate come codice giallo o verde.

Le operazioni di soccorso sono state immediate, con il personale medico del 118 che ha prestato assistenza ai feriti sul posto e trasportato alcuni di loro negli ospedali più vicini, principalmente per traumi maxillo-facciali. L’impatto è stato così violento che molti passeggeri, quasi tutti in piedi al momento dell’incidente, sono caduti a causa della forza dell’urto.

Secondo la compagnia di navigazione, l’incidente è stato probabilmente causato da un problema tecnico. La società ha assicurato di attivare tutte le procedure di assistenza previste per i passeggeri e di collaborare pienamente con le autorità marittime per stabilire le cause dell’incidente. Sul posto sono giunti anche gli uomini della Capitaneria e della Polizia di Stato per gestire la situazione.

Le prime ipotesi suggeriscono che una folata di vento possa essere stata la causa dell’incidente. Nonostante le condizioni meteo segnalassero onde alte e raffiche di vento, la navigazione era considerata praticabile. Tuttavia, durante l’attracco al Molo Beverello, una improvvisa raffica di vento potrebbe aver destabilizzato la nave, causando l’incidente.

Le indagini sono ancora in corso per chiarire completamente la dinamica dell’evento. In questo momento, l’attenzione è rivolta al benessere dei passeggeri coinvolti e alla determinazione delle cause dell’incidente per garantire la sicurezza delle future operazioni portuali.

Rischio Guerra Nucleare in Ucraina Dopo Attacco al Radar Russo: Putin Decreta Cosa Potrebbe Seguire

L’Ucraina ha potenzialmente oltrepassato una delle linee rosse della Russia dopo un presunto attacco di droni contro una stazione radar russa. Secondo Newsweek, questo potrebbe portare a una risposta nucleare da parte di Mosca. L’attacco, avvenuto il 11 aprile, ha preso di mira una stazione radar nella città di Kovilkino, situata nella Repubblica di Mordovia, a circa 360 miglia dal confine ucraino. Questa stazione radar fa parte della rete di ricognizione e allarme rapido della Russia per attacchi aerospaziali.

Secondo fonti della rivista statunitense, i risultati dell’attacco sono ancora in fase di valutazione. Mentre i media ucraini riportano danni all’edificio che controlla il sito, le autorità russe hanno dichiarato di aver abbattuto due droni. La minaccia di un attacco nucleare viene ora considerata reale, poiché l’Ucraina avrebbe potuto superare una delle condizioni che giustificano l’uso di armi nucleari da parte della Russia, come stabilito da un decreto presidenziale del 2020.

Queste condizioni includono l’uso di armi nucleari da parte del nemico contro i territori russi o i suoi alleati, nonché l’impatto del nemico su strutture statali o militari critiche della Russia, il cui fallimento porterebbe all’interruzione delle azioni di risposta delle forze nucleari. Finora, la minaccia di un’escalation nucleare è stata utilizzata come strumento di pressione da parte della Russia per ostacolare gli aiuti occidentali all’Ucraina e ottenere concessioni politiche e territoriali da Kiev.

Nonostante le tensioni, gli Stati Uniti non hanno ricevuto segnali che la Russia stia preparando un attacco nucleare. Mosca ha finora risposto con armi convenzionali agli attacchi ucraini, ritirando le forze in posizioni più sicure anziché intensificare il conflitto. Tuttavia, il rischio di una guerra nucleare rimane un’ombra costante sul conflitto in corso in Ucraina, con entrambe le parti consapevoli delle catastrofiche conseguenze di un tale scenario.

Gaza: G7 Contrari all’Attacco su Rafah, Fonti Usa: “Nessun Ok”

La lunga ombra della violenza continua a stendere il suo manto sulle terre martoriate del Medio Oriente. Mentre il conflitto tra Israele e Hamas, entrato nel suo 196º giorno, sembra non conoscere tregua, voci autorevoli negli Stati Uniti hanno ribadito un netto rifiuto nei confronti di un presunto attacco su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Questa affermazione, giunta a seguito di voci contrastanti che avevano ipotizzato un consenso statunitense all’operazione, ha gettato nuova luce sul complesso quadro diplomatico che circonda la regione.

Il G7, riunito in un’unica voce, ha condannato con fermezza l’ipotesi di un attacco su vasta scala, sottolineando le potenziali conseguenze catastrofiche che ne deriverebbero. “Messaggio chiaro dai G7 per una de-escalation”, ha dichiarato Tajani, rappresentante italiano, evidenziando l’urgente necessità di riportare la calma in una regione già segnata da troppi anni di conflitto e sofferenza.

Tuttavia, mentre le nazioni occidentali si coalizzano per promuovere la pace e la stabilità, l’ingresso a pieno titolo della Palestina alle Nazioni Unite rimane un obiettivo ambizioso, osteggiato dal muro di opposizione degli Stati Uniti. Tale opposizione ha scatenato l’ira dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), la quale continua a lottare per il riconoscimento internazionale e per il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.

Nel frattempo, il panorama geopolitico si complica ulteriormente con l’imposizione di nuove sanzioni contro l’Iran. Un’azione coordinata tra Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito ha mirato a colpire il regime di Teheran, in risposta alle crescenti minacce e alle azioni destabilizzanti messe in atto dal governo iraniano. In questo contesto, lo Stato di Israele ha reagito con fermezza, colpendo una base aerea militare nei pressi di Esfahan, in un presunto atto di contrattacco contro l’Iran.

Tuttavia, va notato che l’attacco sembra essere stato “limitato”, senza provocare vittime, in netto contrasto con le azioni più aggressive intraprese da Teheran in passato. Questo apparente tentativo di moderazione potrebbe indicare una volontà da parte di entrambe le parti di evitare un’escalation che potrebbe avere conseguenze disastrose per la regione nel suo complesso.

Mentre il mondo osserva con apprensione gli sviluppi nel Medio Oriente, rimane fondamentale per tutte le parti coinvolte cercare vie diplomatiche per risolvere i conflitti e promuovere la pace. In un momento in cui la stabilità globale è più preziosa che mai, la necessità di cooperazione e dialogo è imprescindibile per evitare il peggio e costruire un futuro di speranza e prosperità per tutte le nazioni della regione.

Infermieri, strada in salita contratto sanità per scarse risorse

“Le scarse risorse sono il vero convitato di pietra che rende ancora più in salita la strada verso la firma di una intesa per il contratto del comparto sanità 2022-24”. Lo afferma all’ANSA il segretario del sindacato degli infermieri Nursind, Andrea Bottega, al termine dell’incontro all’Aran per la ripresa delle trattive.

Si tratta, spiega, di “1,5 miliardi di cui, però, a nostro parere, circa 1 miliardo è stato già impegnato con il decreto Anticipi di fine 2023 per l’anticipo delle remunerazioni che il nuovo contratto dovrà prevedere e portare a regime”. “Al tavolo – afferma Bottega – ci saranno a disposizione, dunque, solo circa 500 milioni con cui far fronte a tante esigenze, dall’indennità di specificità a notturni, festivi e pronta disponibilità. Inoltre, non sono previsti arretrati alla fine di questo triennio, mentre a causa dell’anticipo i nuovi aumenti sarebbero soltanto mediamente di circa 50 euro lordi mensili, invece di 150 ipotizzati, il che inciderà molto anche sulla percezione del risultato finale, frustrando le aspettative della categoria”. Inoltre, avverte, “diversi professionisti, soprattutto quelli che guadagnano una cifra lorda intorno ai 34-35mila euro annui, rischierebbero di vedersi completamente sterilizzati quei 150 euro medi ipotizzati di aumento contrattuale dalla contemporanea perdita del beneficio derivante dal taglio del cuneo contributivo”. Pertanto, “tutte le sigle sindacali al tavolo hanno chiesto di chiarire quali siano le risorse effettivamente disponibili”. La contrattazione, precisa ancora Bottega, “non è ancora entrata nel vivo e per gli infermieri sono diversi i nodi da sciogliere. Alcuni dei quali non dipendono neppure da questo tavolo”. Tra le richieste degli infermieri, anche quella che “materie che riguardano il rapporto tempo di vita e lavoro siano direttamente contrattate all’interno del tavolo per il rinnovo contrattuale e non demandate al confronto con l’azienda”. Il contratto del comparto sanità riguarda 500mila operatori del Ssn, esclusi i medici. Oltre la metà sono infermieri,, oltre a tecnici, operatori socio-sanitari e amministrativi.

Aung San Suu Kyi lascia il carcere per i domiciliari

Aung San Suu Kyi, la leader democratica birmana Nobel per la pace nel 1991, detenuta sin da quando il suo governo venne rovesciato con un colpo di stato militare nel 2021, è stata trasferita dal carcere, andrà ai domiciliari, ma non si sa bene dove. A quanto pare, si tratta di una misura adottata a causa di una forte ondata di calore che ha investito la Birmania. “Dato che il clima è estremamente caldo, non solo per Aung San Suu Kyi (ma) per tutti coloro che necessitano delle precauzioni necessarie, stiamo lavorando per proteggere in particolare i prigionieri più anziani dai colpi di calore”, ha affermato il portavoce della giunta militare al potere, il generale Zaw Min Tun. Secondo diverse fonti, anche l’ex presidente Win Myint, che ha 72 anni, dovrebbe esser stato trasferito. Il generale Zaw Min Tun non ha però precisato dove. Suu Kyi ha 78 anni e da tempo ha problemi di salute. Per un totale di 15 anni è stata tenuta agli arresti domiciliari anche sotto la precedente giunta. Allora venne confinata nella antica residenza della sua famiglia in stile coloniale, sul lago Inya di Yangon. Si tratta di una villa famosa quasi quanto la stessa Aung San Suu Kyi: proprio lì, infatti, nel 1988 iniziò la sua lunga campagna per la democrazia, utilizzandola anche come sede del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia. E mentre vi era detenuta, da lì teneva discorsi appassionati alla folla di sostenitori radunata oltre i cancelli di ferro della proprietà. Anche per questo è molto improbabile che verrà traferita lì. Secondo alcuni oppositori, il trasferimento sarebbe stato disposto dalla giunta al potere per cercare di apparire meno severa. Proprio oggi è stato infatti anche annunciato che 3.300 detenuti saranno liberati nell’ambito di un’amnistia per celebrare la festa del nuovo anno birmano. Ma è pur vero che la temperatura nella capitale Naypyidaw, dove si ritiene che Suu Kyi sia detenuta, raggiungerà i 41 gradi nei prossimi giorni e dovrebbe ancora aumentare la prossima settimana. Attualmente, la “Signora”, che ha guidato il Paese dal 2015 per oltre cinque anni, sta scontando i 19 reati per i quali e’ stata condannata, tra cui la sedizione, la violazione delle restrizioni per il Covid, e il possesso illegale di walkie-talkie e le rimangono altri 27 anni da scontare e altri capi di imputazione. Molti governi in tutto il mondo, oltre a Unione Europea e Nazioni Unite, hanno chiesto il suo rilascio incondizionato e hanno imposto sanzioni contro la giunta al potere in Birmania, ma finora non hanno ottenuto granché. Neanche sui procedimenti dei processi a suo carico, a cui i media o gli osservatori non possono accedere.

Più occupati e speranza di vita, peggiora la sanità

Aumenta il benessere generale in Italia: stando al Rapporto presentato dall’Istat, poco più della metà dei 129 indicatori (su 152) per cui è possibile il confronto “sono migliorati, rispetto all’anno precedente, il 28,7% è su livelli peggiori e il 17,8% risulta stabile”. Meno positiva, invece, la performance sui fronti dell’ambiente, in particolare sul clima, e della sicurezza, specie per la percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive. Il documento sul Benessere equo e sostenibile (Bes) offre “una lettura approfondita dei livelli, delle tendenze e delle disuguaglianze”, segnalando, tra l’altro, che la speranza di vita, nel 2023 “è pari a 83,1 anni, in aumento rispetto al 2022 (82,3)”, un dato con cui si “recupera quasi del tutto il livello del 2019 (83,2 anni)”; l’aspettativa di vita in buona salute nel 2023 è pari a 59,2 anni e si riduce rispetto ai 60,1 anni del 2022. Sempre lo scorso anno, inoltre, “prosegue l’aumento del numero di occupati tra i 20 e i 64 anni (+404.000 unità, +1,8% rispetto al 2022)”. Nel 2021, va avanti il dossier, in Italia “il tasso di mortalità per tumori della popolazione adulta di 20-64 anni è pari a 7,8 per 10.000 residenti e si è ridotto rispetto a quanto osservato nel 2020 (8,0 per 10.000 residenti)”. Ma sulla sanità non mancano i problemi. Sono stati circa 4,5 milioni nel 2023 i cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso, il 7,6% della popolazione, in aumento rispetto al 7,0% del 2022 e al 6,3% del 2019, probabilmente per recupero delle prestazioni sanitarie differite per il Covid-19 e difficoltà a riorganizzare efficacemente l’assistenza sanitaria. Tuttavia, “si osservano disuguaglianze socioeconomiche anche per la mortalità per tumori della popolazione adulta, con uno svantaggio che aumenta al diminuire del livello di istruzione”, e “sono più marcate nei maschi, dove gli individui meno istruiti hanno una mortalità 2,1 volte maggiore dei più istruiti, nelle femmine tale rapporto scende a 1,4”, si legge ancora nel documento. Continua a salire, poi, il divario tra uomini e donne in termini di soddisfazione per la vita: se “nel 2019 la differenza tra percentuale di ‘molto soddisfatti’ e di ‘molto soddisfatte’ era di 2,6 punti, nel 2023 raggiunge 3,9 punti con il 48,7%” della componente maschile che si dichiara ‘molto soddisfatta’, a fronte del 44,8% di quella femminile. Infine, globalmente, fa sapere l’Istituto di statistica, nello Stivale si guarda, comunque, “al futuro con maggiore ottimismo, se si è occupati (il 37,5% dice che la propria vita migliorerà) e, in particolare, se si è dirigenti, imprenditori, liberi professionisti, direttori, quadri, impiegati”, tuttavia, rimarca il documento, “anche tra chi è in cerca di nuova occupazione gli ottimisti sono il 37,7%”.

Garante, restituiti 122 milioni a 600mila consumatori

Oltre 122 milioni di euro restituiti a 600mila consumatori in 15 mesi: è il risultato dell’attività dell’Antitrust che – secondo il presidente Roberto Rustichelli che ha presentato alla Camera la Relazione dell’Autorità – tra gennaio 2023 e marzo 2024 ha esaminato oltre 34mila segnalazioni, ha concluso 102 procedimenti, di cui 40 con accertamento dell’infrazione e 48 con accoglimento degli impegni. Rustichelli ha ricordato le principali sanzioni comminate nell’anno sottolineando in particolare il caso Balocco-Ferragni e la penalizzazione subita dai consumatori con la commistione tra sponsorizzazione e beneficienza. “Meritano di essere richiamati – dice – i procedimenti volti alla repressione di comportamenti scorretti in relazione alle recensioni online e le istruttorie condotte nel settore dell’influencer marketing. Queste ultime hanno evidenziato come il comportamento dei consumatori possa essere indebitamente pregiudicato da una comunicazione fondata su una ambigua commistione tra sponsorizzazione e iniziative di beneficenza, inducendoli a credere – contrariamente al vero – di contribuire all’iniziativa benefica attraverso l’acquisto del prodotto”. Ma l’Autorità ha puntato il dito anche sulle piattaforma che “offrono servizi ai consumatori in assenza di un corrispettivo monetario”. In particolare riferendosi alla sanzione comminata a Tik Tok ha ricordato che ci sono stati “taluni contenuti pericolosi veicolati ai segmenti dell’utenza più esposti in termini di sicurezza, vale a dire i minori, attraverso un sistema di raccomandazione basato sulla profilazione e volto ad accrescere le interazioni e il tempo speso online”. Un’attenzione particolare è stata data ai settori dell’energia e del gas nei quali le pratiche commerciali aggressive, secondo il Garante della concorrenza, hanno interessato 4,5 milioni di consumatori e micro-imprese, con un danno prudenzialmente stimato – sulla base dei consumi minimi calcolati da Arera – di oltre 1 miliardo di euro”. I procedimenti chiusi con impegni hanno consentito il ripristino delle condizioni iniziali di contratto a favore di 500.000 consumatori ai quali sono stati restituiti oltre 115 milioni di euro I benefici a favore delle imprese e dei consumatori derivanti dall’attività dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel periodo 2015-2023 sono stati pari a circa 8,4 miliardi di euro, di cui 710 milioni nell’ultimo anno. La relazione dell’Antitrust è stata apprezzata dai consumatori che hanno chiesto con il Codacons di “indagare a tutto campo sull’attività degli influencer” e con l’Unc di “potenziare il potere sanzionatorio dell’Authority, togliendo i tetti alle sanzioni e stabilendo che le multe siano sempre superiori all’illecito guadagno”.

Asili nido, finanziati 30mila nuovi posti, 65% fondi al Sud

Sono poco meno di 30mila i posti aggiuntivi finanziati quest’anno negli asili nido italiani. Più della metà delle risorse (il 65%) è destinato ai comuni del mezzogiorno, che potranno così contare su 19.646 posti in più nei propri nidi. La regione che intercetta più risorse in assoluto è la Campania, che assorbe da sola quasi un quarto della somma complessiva, con Napoli a fare la parte del leone. E’ quanto emerge da una elaborazione di Centro Studi Enti Locali basata sui dati diffusi dal Ministero dell’Interno. Nonostante i comuni settentrionali coinvolti dal riparto siano di più (3.809), le risorse loro assegnate sono nettamente inferiori, si spiega, perché i posti aggiuntivi finanziati in ogni ente coinvolto sono mediamente di meno: 3 posti in più a comune del nord contro i 4,5 del centro e i 9 del sud.

Addio a Salvatore Liguori, Direttore del Teatro Totò di Napoli: Un Tributo a un Talentuoso Artista

Napoli piange la perdita di uno dei suoi talenti più brillanti, Salvatore Liguori, il direttore del Teatro Totò. A soli 37 anni, dopo una coraggiosa battaglia contro una malattia implacabile, Salvatore ci ha lasciati alle prime luci dell’alba di questa mattina.

Figlio del rinomato direttore artistico del Teatro Totò, Gaetano Liguori, Salvatore ha ereditato la passione per le arti teatrali e ha portato avanti con dedizione e passione il suo ruolo di direttore dell’Accademia delle Arti Teatrali. La sua scomparsa lascia un vuoto nel cuore della comunità teatrale napoletana e oltre.

Oltre alla sua brillante carriera nel mondo dello spettacolo, Salvatore era anche un fotografo di talento, catturando con maestria le emozioni del palcoscenico e della vita quotidiana. Il suo lavoro ha arricchito il patrimonio culturale della città e oltrepassato i confini del teatro.

Lascia la moglie e un figlio di tre anni, oltre a una schiera di amici, colleghi e allievi che lo ricorderanno per la sua gentilezza, la sua generosità e la sua dedizione all’arte.

Nel tributare l’ultimo saluto a Salvatore Liguori, la comunità teatrale si unisce nel ricordare il suo spirito luminoso e il suo contributo straordinario al mondo delle arti. Possa il suo ricordo continuare a vivere attraverso il suo lavoro e l’ispirazione che ha lasciato dietro di sé.

Dubai Sotto l’Acqua: Alluvioni e Disagi All’aeroporto Internazionale

L’Aeroporto Internazionale di Dubai (DXB), il cuore pulsante delle rotte aeree globali, è stato gettato nel caos dopo le piogge torrenziali che hanno colpito la città dello shopping di Dubai. Un avviso urgente è stato emesso, invitando i passeggeri a evitare l’aeroporto a meno che non sia strettamente necessario.

Dubai, solitamente famosa per il suo sole splendente e il cielo azzurro, è stata trasformata in un paesaggio acquatico da un’ondata di piogge senza precedenti. In soli due giorni, sono caduti 254 millimetri di pioggia, una quantità equivalente a due anni di precipitazioni normali. Le strade sono diventate fiumi, le auto sono bloccate e i voli sono stati ritardati o deviati a causa delle inondazioni che hanno paralizzato l’aeroporto.

Le conseguenze delle piogge torrenziali non si limitano solo ai disagi logistici. Le prime vittime sono state segnalate, tra cui un uomo di 70 anni trascinato via nella sua auto. Le tempeste hanno colpito anche gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, provocando danni significativi e perdite umane.

Secondo gli esperti, il cambiamento climatico potrebbe essere un fattore determinante nell’intensificazione di queste tempeste. La climatologa Friederike Otto ha sottolineato che il riscaldamento globale potrebbe avere contribuito al peggioramento delle condizioni meteorologiche estreme.

L’aeroporto di Dubai è al lavoro senza sosta per gestire l’emergenza, ma le immagini delle piste sommerse e dei voli cancellati parlano da sole. Emirates, la compagnia aerea di punta di Dubai, ha annullato tutti i check-in a causa delle difficoltà incontrate dal personale e dai passeggeri nel raggiungere l’aeroporto.

Dubai, di solito simbolo di lusso e modernità, si trova ora a fare i conti con gli effetti devastanti delle piogge torrenziali. Mentre la città lotta per riprendersi dall’evento climatico senza precedenti, l’allarme rimane alto per gli abitanti e i visitatori di una delle metropoli più dinamiche del mondo.